Cultura vuol dire anche Lavoro
Vi parlo della presentazione e dei dati durante la presentazione di “io sono cultura 2018”.
“Parlare di cultura vuol dire parlare di industria culturale e creativa e di conseguenza, come dimostrano i dati presentati oggi nel rapporto annuale di Symbola, significa parlare di lavoro, risorse e qualità della vita”. Queste parole erano state dichiarate dal ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Alberto Bonisoli, durante il suo intervento del rapporto “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” 2018.
In italia alla fine del 2018 vi erano circa 400.000 mila imprese riconducibili al sistema produttivo culturale e creativo, cioè tutte le attività economiche che producono beni e servizi culturali.
In soldi le attività strettamente culturali hanno generato circa 90 milioni di euro, che vanno aggiunti ai circa 255 miliardi di euro generati dal comparto turismo.
Secondo Unioncamere circa il 38% della spesa turistica nazionale deriva proprio dalla cultura, mentre l occupazione conta circa 1 milione e 500 mila occupati nel comparto cultura, pari al circa il 6% degli occupati in italia.
Le imprese femminili strettamente legate alla cultura sono in forte crescita e sono il 18% sul totale.
Durante il suo discorso il ministro ha dichiarato:
Il lavoro nel settore culturale c’è e sta crescendo e non è banale che riguardi in particolare giovani in possesso di un titolo universitario. Questo è ancora più importante in prospettiva futura, se si considera che le professioni creative e le capacità umane saranno ancora più valorizzate in un contesto dove robotica e intelligenza artificiale difficilmente potranno sostituirsi all’uomo. Le risorse pubbliche – ha aggiunto il ministro – devono sostenere di più l’industria strettamente culturale, meno sviluppata di quella creativa ma altrettanto importante come dimostra il valore generato dal settore. La ripresina degli ultimi anni è stata trainata dall’export, in gran parte costituito da prodotti dell’industria creativa, e dal turismo in entrata, che nel nostro Paese ha ragioni prevalentemente culturali. La qualità della vita – ha infine concluso il ministro – può e deve migliorare grazie allo sviluppo del settore culturale, soprattutto nei centri dell’Italia del patrimonio diffuso che sono al di fuori dei grandi circuiti turistici”.
Questo studio realizzato con la collaborazione della regione Marche, evidenzia come la cultura sia un motore importante dell economia italiana in grado di trainare la crescita.
Ermete Realacci dichiarò:
“Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e cresce il loro ruolo nell’economia. La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro”.
Voglio ricordare che il 2018 è stato l anno dedicato dall unione europea al patrimonio culturale, destinando delle risorse per la conservazione e promozione del patrimonio culturale.
Questo scritto e questi dati servono a far capire ai tanti scettici presenti in numerose amministrazioni e posti di potere, che la cultura non è un opzional, non è un passatempo, ma la cultura significa economia e posti di lavoro
Gian Mario F. Frau
Fonte: rapporto “io sono cultura 2018”